Vitamina A: caratteristiche e diffusione di una carenza nutrizionale che non abbiamo (ancora) risolto
Esistono migliaia di nutrienti utili per la vita umana, ma per assurgere allo status di ‘vitamina’ un elemento deve dimostrare di essere fondamentale per la buona salute; in altre parole solo i nutrienti la cui carenza determina la comparsa di una specifica malattia possono annoverarsi tra le ‘vitamine’.
Per la scienza è stato pertanto necessario studiare nel dettaglio il metabolismo specifico dei vari micronutrienti per accertare il loro ruolo nel prevenire la genesi di determinate condizioni patologiche che potessero essere ricondotte unicamente alla condizione di scarsità o assenza di quel determinato micronutriente nella dieta dei soggetti malati.
Nel caso della vitamina A tale malattia è la xeroftalmia, una condizione endocrinologica nella quale gli occhi cessano di produrre lacrime; se la malattia viene lasciata degenerare senza trattamento la cornea può subire processi di ulcerazione fino a determinare la cecità permanente del soggetto malato.
Sebbene la carenza di vitamina A sia ormai rarissima nei paesi sviluppati, è d’obbligo ricordare che tale lacuna alimentare è invece terribilmente diffusa nei paesi in via di sviluppo dell’Africa e del Sud-Est asiatico, ed è la principale causa di cecità infantile: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ogni anno una cifra tra i 250.000 e i 500.000 bambini nel mondo perdono la vista per colpa di questa carenza vitaminica.
In realtà il ruolo del retinolo, ovvero la vitamina A preformata di origine animale, è molto più vasto e complesso.
Per rimanere agli occhi occorre precisare che la vitamina A – oltre al ruolo svolto nel mantenere in salute le mucose epiteliali della cornea, prevenendo la xeroftalmia – costituisce un elemento indispensabile per la creazione della rodopsina all’interno della retina, ovvero della proteina che ci consente di sfruttare la luce per distinguere forme e colori.
Ecco perché – pur non arrivando alle estreme condizioni sanitarie che caratterizzano la xeroftalmia – anche nel ricco Occidente la vitamina A viene comunemente suggerita per quanti abbiano difficoltà nella visione notturna, ed in generale viene riconosciuta dall’opinione pubblica come la vitamina che ‘fa bene alla vista’.
Anche se il ruolo della vitamina A per la salute degli occhi è sicuramente fondamentale, sarebbe davvero un errore pensare che la vitamina A abbia importanza ‘solo’ per ciò che concerne la salute oftalmologica delle popolazioni povere come di quelle ricche e ben nutrite.
Purtroppo la carenza di vitamina A causa direttamente o indirettamente la morte di più di 1 milione – sempre secondo le stime effettuate dall’OMS – di bambini ogni anno.
Tale atroce statistica è determinata dal ruolo insostituibile della vitamina A per il nostro sistema immunitario. Il retinolo, nelle sue forme rielaborate dall’organismo, garantisce la creazione degli oncosoppressori e dei linfociti, ovvero le particelle fondamentali per fronteggiare le infezioni batteriche come anche la diffusione di malattie di origine virale all’interno del corpo umano.
Senza vitamina A – è bene puntualizzare questo aspetto – malattie che ormai in Occidente riteniamo comunemente curabili diventano letali, semplicemente perché il corpo non ha il substrato necessario per produrre questi preziosi elementi preposti alla difesa immunitaria del nostro organismo.
Il morbillo, la diarrea, ma anche le più banali infezioni di origine epidermica, possono facilmente portare al decesso del soggetto privo di scorte di retinolo sufficienti per attivare il sistema immunitario endogeno, permettendogli così di contrastare il decorso della malattia.
Anche se la carenza proteico-energetica rimane tra i fattori determinanti per vincere la sfida connessa alla ‘fame nel mondo’, la carenza di vitamina A è senz’altro la più odiosa e la più letale tra le carenze nutrizionali.
E’ particolarmente odiosa perchè – oltre a colpire prevalentemente bambini al di sotto dei 5 anni, insieme alle donne in gravidanza o nella fase dell’allattamento – la carenza di vitamina A sarebbe senz’altro prevenibile.
Non che sia facile; esistono infatti diversi programmi umanitari attivi per eradicare la carenza di vitamina A dal mondo, finanziati da enti pubblici ma anche da fondazioni private (tra cui va segnalata la fondazione dei coniugi Bill e Melinda Gates, che compare tra i promotori del progetto Golden Rice, un riso geneticamente modificato per produrre beta-carotene ovvero la più importante provitamina a disposizione per la creazione endogena di vitamina A nel corpo umano).
Naturalmente questo genere di programmi umanitari sono incentrati – sostanzialmente – su operazioni di produzione e somministrazione di massa di integratori vitaminici di retinolo ad alte dosi, sposando in pieno la filosofia emergenziale che tende a curare il problema con interventi straordinari, ma spesso difficilmente gestibili nel lungo periodo su una popolazione di possibili soggetti carenti tanto estesa e in continua crescita.
L’estrazione del retinolo da fonti di origine animale non è nemmeno tanto economica da poter facilmente garantire a tutti l’accesso alle giuste dosi di vitamina, e pertanto la via dell’integrazione suppletiva per alcuni non è la strada che porterà al successo nella lotta contro questo tipo di carenza nutrizionale.
Attivisti come Vandana Shiva, per esempio, sostengono al contrario che solo il recupero della biodiversità nelle agriculture di sussistenza locali possa davvero sconfiggere la carenza di vitamina A, contrastando quindi l’epidemia di casi di cecità infantile cui si è accennato sopra e rinforzando il sistema immunitario di popolazioni povere e generalmente malnutrite.
Molti scienziati infatti affermano che la fonte ottimale per assicurare la fine della carenza di vitamina A sia da ricercare nel mondo vegetale, bypassando il retinolo (ovvero la vitamina A preformata di origine animale) e utilizzando invece i carotenoidi, ovvero una classe di nutrienti ampiamente presente – come pigmento – in un buon numero di frutti ed ortaggi di facile coltivazione.
I carotenoidi sono infatti anche noti come provitamine A, ovvero elementi nutrienti che possono essere trasformati in vitamina A dal nostro metabolismo.
In società i cui equilibri secolari sono stati sconvolti dall’arrivo della modernità, incidendo tanto sull’agricoltura quanto sulla cultura gastronomica locale, il recupero della biodiversità alimentare, a partire dalla frutta e dalla verdura concretamente accessibili alla popolazione meno abbiente, è probabilmente la risposta più adeguata per far fronte ad un’emergenza nutrizionale grave come la carenza di vitamina A, praticamente assente in Occidente ma responsabile di atroci menomazioni e numerosissimi lutti nei paesi sottosviluppati.