Pasta alla mugnaia abruzzese, il regalo di Elice alla nostra gastronomia

Categoria: Cucina 

Una visita al pescarese è un ottimo modo per riscoprire il piacere della buona tavola e conoscere le caratteristiche di una tradizione culinaria che eredita elementi da molto lontano nel tempo. L’ormai famosa dieta mediterranea trova in questo territorio espressione attraverso prodotti di prima qualità: ad esempio l’ottimo olio extravergine d’oliva, i validissimi vini e la nota produzione di formaggi e carni.
Un altro settore importante della gastronomia locale è rappresentato dalla pasta, di tradizione antica, che vede la presenza tuttora viva di numerosi pastifici locali che convivono con aziende di rilevanza internazionale.

A questa tradizione si ascrive uno dei piatti più importanti della zona: la pasta alla mugnaia, dalle origini condivise fra Città Sant’Angelo e, soprattutto, Elice. Si tratta di una pasta rustica, lavorata manualmente utilizzando un mix di farina di grano duro e di grano tenero e che prevede l’uso di uova. Ha la forma di un unico lungo cordone schiacciato, tirato a mano, dal diametro di circa un centimetro e dal colorito leggermente paglierino, dovuto alla presenza dell’uovo. Generalmente prevede un condimento particolarmente robusto, come un sugo con carne e naturalmente l’accostamento ad un buon bicchiere di Montepulciano.

La sua origine ci ricorda la storia di molti altri piatti eccellenti della cucina italiana, una storia legata alle tradizioni popolari e contadine: nel caso della pasta alla mugnaia, quelle della valle del Fino. Secondo la consuetudine, già in epoca tardo-medioevale i numerosi mulini che sorgevano sulle rive del fiume producevano una farina di ottima fattura, dalla macinazione lenta, che veniva impastata e lavorata attraverso una particolare tecnica che prevedeva la creazione di una sorta di ciambella da cui poi si tirava un filo e la cui manipolazione ricordava la mungitura delle vacche. L’origine del nome viene quindi fatta risalire tanto alla diffusione della macinatura ad acqua che alla gestualità della lavorazione.

La pasta veniva anticamente servita senza sugo – ed in particolare, almeno fino al XVIII secolo, senza salsa di pomodoro. Per le famiglie meno abbienti la pasta rappresentava il pasto quotidiano ed era accompagnata dall’aglio, dall’olio e dal peperoncino, mentre nel caso delle cene di casati benestanti veniva servita su taglieri da cui ogni commensale staccava una parte, come una sorta di pane. Oggi invece richiede un accompagnamento corposo e la ricetta tipica è proprio la preparazione “all’elicese”: un trito di cipolla, peperoni e carote, su cui si prepara un sugo di carne (generalmente vitello e maiale) e passata di pomodoro, pomodoro fresco a dadini e melanzane.

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